Cyberbullismo: che cos’è
Cyberbullismo, un fenomeno di cui si parla sempre di più, portato all’attenzione dai media, dalla legislatura e persino da molti nomi noti provenienti dal mondo dello spettacolo e dei social media. Di cosa si tratta esattamente? Facile confonderlo con il bullismo e con altri fenomeni di violenza, sia essa fisica o psicologica. Importante precisare che per poter parlare di bullismo o cyberbullismo le azioni a danno della vittima devono essere continuative nel tempo: un singolo episodio non può essere definito come tale. Questa è tutt’altro che una precisazione banale, è proprio da questa caratteristica nasce il danno psicologico per le vittime, e che le azioni assumono i caratteri di una persecuzione. Con l’affermarsi dei social media come canali di comunicazione e interazione contemporanei e di uso comune, le “azioni persecutorie” possono avere luogo anche virtualmente e raggiungere la vittima anche all’interno delle proprie mura domestiche. Qui nasce il cyerbullismo. Un fenomeno che può includere comportamenti che vanno dal creare profili falsi sui social network per offendere la vittima, escluderla dai gruppi di aggregazione virtuali (come il gruppo WhatsApp della classe), molestarla e ricattarla. Purtroppo nonostante sia un fenomeno conosciuto, spesso i ragazzi hanno scarsa consapevolezza delle conseguenze legali e psicologiche delle loro azioni. Dall’altra parte le vittime non sanno a chi chiedere aiuto ed è facile che si confrontino con adulti che non sempre sanno come intervenire.
Cyberbullismo: 5 consigli per i genitori
1.Osservare e ascoltare i figli senza limitarsi al rendimento scolastico.
Spesso, come genitori siamo sempre di fretta e non dedichiamo il tempo necessario per ascoltare i nostri figli. Così ci limitiamo ad un frettoloso “Come è andata a scuola?” accertandoci che non ci siano avvenimenti particolari che richiedano il nostro intervento. Importante è invece fermarsi, guardarsi negli occhi, comunicare e cercare di comprendere le emozioni dei nostri figli. Solo in questo modo possiamo notare più facilmente un problema.
2. Essere presenti.
I ragazzi devono sapere (e sentire) di poter contare sugli adulti per chiedere aiuto, non devono sentirsi soli. Affermatevi come punto di riferimento ed educateli alla collaborazione. Non basta imporre regole, è necessario spiegarle ed essere sempre un esempio per loro. Limitare l’utilizzo del cellulare a tavola o in classe, sarà inefficace se noi stessi non riusciamo a distaccarcene neanche durante la cena. Essere presenti significa anche condividere con i nostri figli le passioni, il tempo libero, una conversazione e il divertimento.
3. Essere informati.
Informiamoci e cerchiamo di conoscere e comprendere il linguaggio dei più giovani, con i suoi significati, i valori, i sogni e i modelli di riferimento.
Il web può essere infatti una cassa di risonanza per problemi reali, amplificando e distorcendone i tratti. Sapere cosa i nostri figli cercano su Google e conoscere i luoghi virtuali in cui approdano è importante per capire i loro bisogni e le carenze che hanno nella realtà .
4. Non criminalizzare e/o bandire internet.
Internet e la rete digitale fanno ormai parte della nostra vita e del nostro tempo, bandirle non avrebbe senso. Gli aspetti positivi e le potenzialità del web sono molte, si tratta solo di farne un utilizzo consapevole.
5. Chiedere aiuto.
Ad insegnanti, psicologi, forze dell’ordine, associazioni e altri esperti di cyberbullismo. Soprattutto non agite d’impulso, ma prendetevi il tempo di fare una scelta ragionata e di chiedere aiuto a chi di competenza. Alleatevi tra genitori, parlatene e trovate una linea comune. Fate capire ai vostri figli che ci siete, che ora potete aiutarli e sostenerli.