Stress a lavoro, meglio conosciuto come burn out. Un termine inglese che tradotto letteralmente significa scoppiare, crollare, spegnersi, esaurirsi. Da diversi anni viene utilizzato per descrivere uno stato dell’animo e della mente caratterizzato dalla progressiva perdita di ideali, di energia, di propositi e scopi che nasce in seno al malessere sul luogo di lavoro.
I sintomi di un elevato livello di stress aziendale
Un atteggiamento disincantato e disilluso, la mancanza di energia, la spossatezza, il crescente isolamento, le sensazioni di negatività , e in generale la diminuzione dell’efficacia professionale, sono alcuni fra i sintomi che possono essere i campanelli d’allarme di burnout, ovvero dell’eccessivo stress da lavoro o da disoccupazione.
Il burnout riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità
A maggio del 2019 l’Organizzazione mondiale della sanità , dopo decenni di studi, riconosce il burn out e lo stress da lavoro e lo inserisce nel grande elenco dei disturbi medici, aggiornato di anno in anno. Non si tratta di vera e propria malattia, piuttosto di un “problema associato alla professione”. Un riconoscimento del burn out come “sindrome” a cui l’OMS affianca delle precise direttive rivolte a medici e psicologi per diagnosticarla e affrontarla insieme al paziente. L’Oms specifica infatti che prima di diagnosticare disturbi relativi al burnout occorre dapprima escludere altri disturbi che potrebbero presentare sintomi simili. Come ad esempio disturbi di adattamento, ansia o depressione. Inoltre il burnout è una condizione relativa solo al contesto lavorativo e non può essere estesa anche ad altre area della vita.
Molti passi avanti sono stati fatti dal 1974, anno in cui per la prima volta si parlò di burn out. Il primo a farlo fu lo psicologo Herbert Freudenberger. Tuttavia le sue argomentazioni si riferivano principalmente alle professioni cosiddette “di aiuto” come quelle di infermieri e medici, ed estesa poi più in generale a persone che si occupano di assistenza o che entrano continuamente in contatto con altre che vivono stati di disagio o sofferenza. Oggi, invece secondo l’OMS, chiunque può soffrire di burnout: dalla celebrity, alla casalinga passando per manager e dirigenti, fino ad arrivare agli impiegati e alle persone in cerca di un impiego.
Le responsabilità dell’azienda
Il malessere dei propri dipendenti e collaboratori, nei luoghi di lavoro non dovrebbe mai essere sottovalutato poiché provoca un drastico calo delle prestazioni e dell’efficienza del personale, nonché conflitti, assenteismo, disagi e talvolta denunce. Occorrerebbe quindi, informare il personale per riconoscere negli altri e in se stessi i primi sintomi del burn out così da intervenire con strategie educative di supporto e motivazione. Inoltre è sempre bene ricordare che un’azienda con team e dipendenti felici è prima di tutto un’azienda produttiva.